La gioia nascosta tra i ghiacci di Russia

La copertina di Io ritornerò4/12/42
Carissimi,
vi scrivo per augurarvi buon Natale e buone Feste. Spero e desidero che anche quest’anno voi festeggerete la ricorrenza co­me tutte le altre volte, malgrado la mia lontananza. Vi vedo riuniti nella nostra bella sala grande. Certamente in un angolo c’è il Presepio, con le statuine di sem­pre. Cosa ha portato questa volta Gesù Bambino? Certamente qualche cosa di bello se i bambini sono così contenti. Aspetto che la Mariuccia mi scriva per dirme­lo. Sarò contento anch’io con lei.

Siete riuniti tutti per il festoso pranzo natalizio. Quest’anno mancherà certo qualcosina: il pa­nettone per esempio. Pazienza. Non per questo sarà meno bello. Sarà più intimo, anzi. Questa volta io manco. Già un Natale e due Pasque sono passate mentre io ero sotto le armi, e sempre ho trovato modo di esse­ re fra voi. Oggi non più. Non im­porta. È una piccola prova che la Provvidenza manda alla nostra famiglia così benedetta. Accetta­tela con tutta serenità. Pensate a quanti passano il Natale in con­dizioni ben più tristi delle nostre. Anche nella prova la Benedizione di Dio è con noi. Stiamo allegri insieme. Vi vedo riuniti dopo il pranzo, intorno al tavolo, mentre suona il radiogrammofono. Quante cose avranno da raccon­tare quelli dell’Università! Per­ché certo fra noi c’è anche il Genietto. E lo zio Enrico, e zia Plinia, e zio Silvio; e Angelina ed Enri­chetta; e al caffè la famiglia dello zio Peppo. Mi è caro vedervi così riuniti, come sempre.

Io festeggio Natale nella baracca del Maggiore con gli altri Ufficiali. Ma in verità sono fra voi. E sarò fra voi domani a Cernusco. E a Capodanno nella casa della zia Plinia. Stiamo sereni. Abbia­mo fiducia nella Provvidenza. Con i più cari auguri termino,
vostro Eugenio

13/12/42
Carissimi,
ieri sera mi sono arrivate con­ temporaneamente una lettera di mamma (del 28/11), una di Gio­vanni, di Pina, di Angela e di Cor­rado. Un bel mazzo di posta final­mente, dopo vari giorni di secca; e ciascuna lettera più cara dell’al­tra.

Per quanto riguarda il freddo, già vi ho scritto: siamo costante­ mente tra 0 e ­-5°, con poco vento e con sole. Si sta dunque bene. Per quanto riguarda poi il pericolo, se prima era minimo, adesso è per me, nell’attuale condizione, pres­soché inesistente. Del resto i Russi sono, davanti a noi, del tutto tranquilli, e si pre­vede che lo saranno sempre da quanto si sente dai disertori che continuamente passano da noi. Niente preoccupazioni dunque.

Circa i pacchi, come già vi ho scritto, ho pure ricevuto tutto tranne che da Torino. Il pacco del Podestà di Milano, comunque, è da considerare ormai decisa­mente andato perso. Vi devo pregare di una cosa: mi avete iscritto all’Università? Se non ancora, fatelo senz’altro. Fa­temi avere, via posta, tutti gli Hu­militas arretrati, e, quando si apriranno i pacchi, sacchi di im­ballaggio, un’altra pila a mano, spezzoni fotografici, libri da leg­gere, quaderni, carta per posta normale, pietrine accendisigari e soprattutto niente indumenti.

Spero vi sia giunto, tramite zii di Milano, un rotolo fotografico che vi ho spedito a mezzo d’un mio Sergente rimpatriato. Vi ve­drete istantanee dei primi freddi. Di nuovo non ho proprio nien­te. Vi lascio anche perché fra poco devo fare la S. Comunione di Natale. C’è un solo Cappellano in tutto il Raggruppamento, perciò non può essere a nostra disposi­zione che di rado. Durante tutto il periodo estivo, dall’avanzata in poi, avremo sentito 5 o 6 volte la Messa. Qui alle sistemazioni in­vernali la sentiamo una volta ogni 3 Domeniche, finché non farà troppo freddo (si celebra all’aper­to). Oggi c’è Comunione generale nel mio Gruppo. Vi bacio e vi abbraccio,
Eugenio.

I testi inediti
24 dicembre 1943, zona di Bari
Vigilia di Natale. Un non so che di festoso oggi nell’aria l’ho avvertito subito stamattina non appena svegliatomi nell’umida luminosa cameretta della “Villet­ta degli aranci”. Anche stamani ho fatta la Co­munione di ringraziamento per essere scampato nel corrispondente giorno dell’anno scorso du­rante la “sacca” russa. Ho soprat­tutto pregato perché Natale ai miei non sia troppo doloroso per la nostra lontananza.

I pensieri si dividono costan­temente tra i ricordi dei terribili combattimenti di Russia, e i no­stalgici, dolci ricordi di casa. Pec­cato non aver trovato al ritorno dalla Russia quell’affetto di cui avevo così bisogno! Oggi il desi­derio della famiglia sarebbe mol­to più vivo.

1944, Cerreto Sannita (Campa­nia)
La sera di Natale la Sezione organizzò un pranzo e io fui con i soldati. La mia era l’unica Sezio­ne rimasta quasi intera, data la forte preponderanza di Setten­trionali. Fu in questa occasione che mi resi conto di quanto fossi fortunato nell’aver avuto quegli uomini!

Passammo la serata in lunghi cori alpini in allegre canzoni, in brindisi molto commoventi o molto allegri.

Marzaroli, il motociclista, ci fece smascellare dalle risa per oltre un’ora con discorsi teatrali: un’infinità di piccoli episodi gu­stosissimi che culminarono con la venuta di Gesù Bambino: Vat­terani, il più giovane della Sezio­ne, vestito di un lungo camice bianco e il bosco messo ad aureo­la, alla luce d’un lumicino.

I due sottufficiali inglesi nostri ex­-istruttori: Clark e Buchnell, invitati da Cordioli, il mio Ser­gente, rimasero veramente am­mirati e alla fine, mi apparve chiaro che quelle poche ore do­vettero aver loro mutata l’opinio­ne sugli Italiani.

(18/12/16, L’Ordine)